“Il 5 luglio 2018 il Parlamento europeo in seduta plenaria deciderà se accelerare l’approvazione della direttiva sul copyright. Tale direttiva, se promulgata, limiterà significativamente la libertà di Internet“, si legge.

Il Parlamento europeo, in riunione plenaria da quest’oggi a Strasburgo, giovedì voterà il testo che ha smosso gli animi di attivisti ed esperti della rete con particolare riferimento all’articolo 11, per gli amici Link Tax, la tassa sui link o meglio, sulle anteprime degli articoli che i social e gli aggregatori di news creano quando pubblicano un link, composti da titolo, immagine e un paio di righe di riassunto. Così facendo, l’articolo in questione vuole creare il diritto per gli editori che permetta loro di negoziare con Google (News), Facebook e simili per costringerli a pagare una licenza per pubblicare i link ai loro articoli. Nel mirino anche l’articolo 13, che minaccerebbe la diffusione dei contenuti ancor prima che vengano pubblicati, in una sorta di censura anti-meme.  Non si tratta di un aggiornamento, continua il comunicato, quanto di una  minaccia alla libertà online e all’accesso alla rete attraverso l’imposizione di nuove barriere, filtri e restrizioni.  Se la proposta fosse approvata, potrebbe essere impossibile condividere un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere. Non è chiaro per quanto tempo Wikipedia deciderà di tenere offuscate le pagine italiane: probabilmente fino al voto. Intanto, “chiede a tutti i deputati del parlamento europeo di votare contro il testo attuale in modo che la plenaria possa riconsiderarne alcuni emendamenti di buon senso e assicurare la democrazia del processo”.

Chi si oppone.

Come recita ancora il testo, “La proposta ha già incontrato la ferma disapprovazione di oltre 70 studiosi informatici, tra i quali il creatore del web Tim Berners-Lee (qui), 169 accademici (qui), 145 organizzazioni operanti nei campi dei diritti umani, libertà di stampa, ricerca scientifica e industria informatica (qui) e di Wikimedia Foundation (qui)”.